Quando si parla di limiti, spesso l’associazione è immediata: qualcosa che ci blocca, che non ci permette di andare dove vorremmo, di fare quello che desideriamo. Qualcosa che ci impedisce di… essere.
Ma col tempo e con la pratica dello yoga, soprattutto ho iniziato a vedere i limiti sotto un’altra luce. Non come ostacoli da abbattere a tutti i costi, ma come confini da conoscere. Come strumenti che possono raccontarci qualcosa di prezioso su di noi.
Ci sono limiti che vediamo facilmente: quelli esteriori. Il corpo, ad esempio, che non risponde come vorremmo. Quel piegamento che oggi non arriva, quella posizione che sembrava “facile” ieri e oggi diventa impossibile. Oppure la stanchezza che si fa sentire, il tempo che manca, le responsabilità che ci travolgono.
A volte i limiti arrivano anche da fuori: da una società che ci spinge ad essere sempre efficienti, sempre performanti, sempre “più”. Più elastici, più presenti, più produttivi, più disponibili. Eppure tutto questo “più” rischia di allontanarci da ciò che siamo veramente.
Poi ci sono altri limiti, quelli più difficili da vedere. Sono quelli che vivono dentro, che si muovono in silenzio e che spesso non riconosciamo subito. Come il giudizio. Quello verso di noi, in primis. Quella vocina che ci dice “non sei abbastanza”, “non sei pronta”, “non sei come dovresti essere”. E anche quello verso gli altri, che ci impedisce di incontrarli davvero, perché ci fermiamo all’idea che ci siamo fatti, invece di vedere chi c’è veramente davanti a noi.
Ci sono limiti fatti di paura: la paura di fallire, di non essere all’altezza, di non essere amati se non perfetti. E ci sono limiti che nascono addirittura da quello sforzo continuo di superarsi, come se dovessimo costantemente fare di più, essere di più.
E invece no. A volte accogliere il limite è l’atto più rivoluzionario e amorevole che possiamo fare. Perché quando smettiamo di lottare contro ciò che siamo, iniziamo a conoscerci davvero. E allora il limite non è più qualcosa da combattere, ma qualcosa che ci mostra dove siamo. Un punto di partenza. Una soglia.
E se impariamo a stare lì, su quella soglia, possiamo scegliere come attraversarla o se semplicemente restare a osservarla, in ascolto. A volte il solo fatto di riconoscere un limite, di dargli un nome, lo trasforma.
Lo yoga, per me, è anche questo: un luogo in cui posso incontrare i miei limiti senza giudicarli. Un luogo dove posso respirare dentro i confini, e magari scoprire che quei confini erano più morbidi di quanto pensassi.
Allora sì, i limiti possono diventare alleati. Possono insegnarci a vivere con più gentilezza, con più ascolto, con più verità. E forse anche con un po’ più di serenità.
E tu? Cosa succede quando smetti di combattere i tuoi limiti e inizi ad ascoltarli?
Patrizia